
Ho avuto modo di partecipare al tanto acclamato Japan Festival a Milano la sera di sabato e ne sono rimasta totalmente delusa. Ormai non è semplice organizzare eventi a Milano in quanto l’affluenza agli eventi è di anno in anno sempre maggiore e non sempre tutti gli accorgimenti vengono presi in considerazione. Si tratta di un evento a numero aperto della durata di 4 giorni – da venerdì a lunedì per i workshop – con entrata libera.
Iniziamo a capire la modalità di accesso all’evento:
L’evento serale ha come location la Fabbrica del Vapore a Milano, raggiungibile con i mezzi (in particolare il tram 14) che comunque la sera è solito avere un tempo di attesa di circa 18 minuti. Un festival con così tanto appealing ( nel pensiero comune Japan = sushi = ci vado perchè ho fame) non poteva essere organizzato in una location peggiore in quanto con spazi ridotti. Il festival è stato raggiunto da persone provenienti anche da Bergamo, attirate forse dalla descrizione che ne facevano le maggiori testate online. DI parcheggio chiaramente a Milano non è possibile trovarne alcuno (anche tutti i parcheggi a pagamento erano pieni) e gli sventurati che si sono mossi con il proprio mezzo hanno impiegato un 30-40m tra parcheggio e traffico limitrofo.
Il festival è a entrata libera ed il biglietto può essere acquistato online (in qualsiasi momento) o direttamente sul posto – o facendo la classica fila.
La fila all’ingresso per coloro che non avevano il biglietto sarà stata all’incirca di 30-40 minuti mentre per coloro che avevano fatto la registrazione online ma non avevano pagato avevano una fila secondaria prioritaria. Chi aveva già acquistato il biglietto aveva il lasciapassare prioritario senza fila alcuna mostrando la mail con il codice a barra che si era ricevuto.
Risulta quindi chiaro che per i possessori di paypal (unico metodo accettato come pagamento sul sito) era conveniente recarsi all’ingresso prioritario ed acquistare il biglietto al momento ed aspettare circa 5 minuti per la ricezione della mail.
Acquisto obbligatorio
La più grande delusione è sicuramente stato il pagamento obbligatorio di 10 euro a titolo di “iscrizione all’evento” da spendere poi nei vari stand. Questo vuol dire che all’entrata del festival si avevano a disposizione 10 euro da spendere come si preferiva nei vari stand del cibo. Questo vincolava all’acquisto anche coloro che avrebbero trovato il festival assolutamente imbarazzante, così come è stato.
Per ognuno dei 6 circa stand di cibo la durata media della fila era di 1 ora. Arrivati a fine serata molti stand si sono trovati a chiudere per mancanza di cibo ed altri, una volta fatta 1 ora di coda ed essere finalmente arrivato il proprio turno, si sono trovati con piatti che non desideravano acquistare in quanto solo mais, crauti e pesce bianco era rimasto ad esempio nello stand delle bowl.
Non è andata meglio a chi si è trovato a fare la fila di 1 ora per trovarsi ad acquistare noodle pre-confezionati del supermercato.
Insomma, la peggior fiera del japan mai vista al limite dello scandalo.
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